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Jack Davison | Eloquent expressions [Interview]

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Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupa non di oggetti , ma del modo di conoscere gli oggetti.” E’ strano come la frase di un filosofo come Kant mi abbia suggerito una definizione ideale per le foto di Jack Davison e per sua capacità di riuscire ad imprimere nelle sue immagini non persone, ma stati d’animo. Diventando un esempio chiaro e lampante di come si usa una reflex non per immortalare ma per raccontare.

Jack abita in un piccolo paese chiamato Helions Bumpstead, Essex, Regno Unito.

Un luogo in mezzo al nulla, (…) so che mi fa un pò campagnolo ma amo la tranquillità di questo posto, quel genere di tranquillità che fa diventare pazzi“.

E un pò di pazzia può essere colta, insieme ad una buona dose di genialità, in tutti i suoi scatti.
Lavora moltissimo con il digitale per la sua natura istantanea ”

Alcuni vedono il fatto che chiunque possa riuscire ad ottenere una buona foto con una macchina digitale come un elemento riduttivo, io, invece, credo che sia brillante che una ragazzina di 14 anni, ad esempio, possa spaccare il culo a tutti con la semplice pressione di un tasto“.

Questo ragazzo inglese è un vero e proprio collezionista immagini ed è arrivato a possederne più di tremila tra vecchie foto, foto segnaletiche e pubblicità, tra queste ovviamente non mancano quelle dei “mostri sacri”, per lui – afferma – sicuramente Don Mcullin, Richard Avedon ed Irving Penn.
Ho ammirato le risposte di Jack e la sua originalità. Ma a stupirmi più di ogni cosa è stata la voglia di riuscire ad imporsi al di là del clichè anche nella scelta dei soggetti

Cerco volti interessanti, unici, particolari, a volte sono attratto dalla tristezza degli occhi delle persone ma comunque non cerco necessariamente le belle ragazze, come fanno in molti, è un’ossessione terribile, quando incontro qualcuno non posso fare a meno di pensare come l’avrei ritratto, facebook per me, ad esempio, è un grande motore di ricerca di modelli“.

E’ quando gli chiedo dove nasce questo amore ossessivo per i visi delle persone che capisco che dietro l’eccentrico Jack vi è un’idea ben precisa della fotografia e di cosa, realmente, significa essere fotografo ”

Io guardo agli occhi, che sono la parte più sincera ed espressiva, poi sono le complicazioni del viso ad attrarmi, il modo in cui una persona reagisce di fronte all’obbiettivo. Fare ritratti da soddisfazione, l’eccitamento iniziale nel trovare un nuovo volto e, di nuovo, la fretta di immortalarne l’essenza non può davvero essere battuto“.

Per ora Jack continua a studiare letteratura inglese all’università ma per quando sarà libero non ha dubbi, viaggiare è la prima priorità.

E’ senza dubbio il mio desiderio principale, voglio attraversare tutta l’America in macchina e fare una foto a chiunque incontrerò sulla mia strada. Recentemente ho terminato la mia prima mostra collettiva a Portobello ora desidero organizzarne una solo mia.” Insomma, davvero da tenere d’occhio.

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